di Giorgio Zampognaro
In Italia dal 2015 al 2019, il lavoro svolto dall’Arma dei carabinieri ha portato alla denuncia di 29 persone, con 5 ordinanze di custodia cautelare, 38 sanzioni penali comminate e 15 sequestri effettuati a seguito dei 130 controlli effettuati.
L’esistenza di un’illegalità “sommersa” viene confermata anche dai dati del ministero della Giustizia pubblicati nel Rapporto Ecomafia 2020. Dal 2015 (anno di entrata in vigore dei delitti contro l’ambiente tra cui quello di traffico e l’abbandono di materiale ad alta radioattività) al 2019 i procedimenti penali avviati sono stati 25, di cui ben 14 contro ignoti (anche a causa del fenomeno delle cosiddette ‘sorgenti orfane’ abbandonate tra i rifiuti e di cui non si riesce a tracciare l’origine), con 10 persone denunciate e un arresto. Tra le inchieste, l’ultima in ordine di tempo, ha visto impegnata lo scorso febbraio la Direzione distrettuale antimafia di Milano che è riuscita a smantellare un’associazione a delinquere, con forti connessioni con la ‘ndrangheta, attiva nel traffico illecito di rifiuti, tra cui anche 16 tonnellate di rame trinciato contaminato radioattivamente.
Insomma, l’Italia no nuke, oltre a dover gestire la pesante eredità lasciata dalle centrali e dai depositi nucleari collocati in siti inidonei, pericolosi e spesso a rischio di esondazione, si trova a dover far i conti con il grande problema del traffico illecito di rifiuti radioattivi, causati anche dall’elevato costo di smaltimento. Un settore su cui la criminalità organizzata ha già da tempo puntato gli occhi come descritto dai numerosi rapporti di Legambiente pubblicati a partire dalla metà degli anni.
Un problema collettivo, lanciato in vista del X anniversario dall’incidente di Fukushima, in cui tratta il tema in questione facendo anche una panoramica della situazione a livello nazionale ed europeo.
Fonte Dire