di Giuseppe Masellli
Un anno di pandemia e di lockdown a singhiozzo ha fermato sia i consumi sia gli investimenti: una situazione per certi versi inevitabile, che, però, ha piegato la nostra economia e che fotografa un quadro purtroppo drammatico.
Secondo l’analisi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca d’Italia, da dicembre 2019 a dicembre 2020 il totale delle riserve delle famiglie e delle aziende italiane è passato da 1.823,1 miliardi a 1.956,1 miliardi, in aumento di 133,1 miliardi (+7,30%) su base annua.
Su di 3,1 miliardi (+10,67%) i salvadanai delle onlus, saliti dai 29,7 miliardi di fine 2019 ai 32,8 miliardi di dicembre 2020, mentre sono aumentati di 1,7 miliardi (+8,58%) i depositi degli enti di previdenza (da 20,1 miliardi a 21,8 miliardi), di 1,2 miliardi (+12,07%) quelli delle assicurazioni (da 10,6 miliardi a 11,9 miliardi) e di 461 milioni (+6,52%) quelli dei fondi pensione (da 7,1 miliardi a 7,5 miliardi).
Quanto all’analisi per strumento, la crescita delle riserve si deve per la quasi totalità ai 166,3 miliardi aggiuntivi (+14,07%) lasciati sui conti correnti, passati dai 1.182,3 miliardi di dicembre 2019 ai 1.348,7 miliardi di fine 2020. L’altro strumento col saldo attivi è quello dei depositi rimborsabili, saliti di 7,5 miliardi (+2,47%) da 305,7 miliardi a 313,2 miliardi. In calo, invece, i depositi vincolati, scesi di 9,1 miliardi (-4,25%) da 216,1 miliardi a 206,9 miliardi.In fortissima contrazione, l’esposizione verso i pronti contro termine, scesa complessivamente di 31,5 miliardi (-26,5%) da 118,8 miliardi a 87,2 miliardi.
I comportamenti delle famiglie e delle imprese fotografabili dall’analisi per strumento, mettono in evidenza un atteggiamento orientato soprattutto alla massima prudenza. Se i cittadini non spendono, le aziende rispondono congelando qualsiasi investimento di breve e medio periodo. Non solo, le scelte fatte dalle aziende e dalle famiglie portano alla luce, inoltre, la volontà di accumulare denaro con forme di deposito particolarmente liquido e, contestualmente, evidenziano la sensibile riduzione dei servizi bancari con vincoli di durata (i depositi fino a 2 anni o oltre) o comunque non immediatamente disponibili (i pronti contro termine).
Fonte Adnkronos