Casa Paladin, un parco di 10.000 mq per raccontare e vivere la vite

Casa Paladin, un parco di 10.000 mq per raccontare e vivere la vite

di Anna Ricco

Far conoscere al vasto pubblico il vino attraverso l’esperienza del vignaiolo è l’idea ambiziosa che ha spinto la famiglia Paladin, protagonista del mondo enoico italiano, a creare ‘Il Tempo della Vite’. Questo sarà un laboratorio a cielo aperto ‘dal passato al futuro’ che, attraverso delle tappe interattive, racconterà da un lato l’evoluzione della viticoltura dal passato fino ai giorni nostri, dall’altro le nuove frontiere della conoscenza scientifica, per scoprire come vive la vite dalle radici al grappolo.

Il progetto, realizzato in collaborazione con le Università di Padova, Milano e Bolzano e con l’ente Crea, rientra nella mission aziendale della sostenibilità a 360 gradi, che Casa Paladin ha sviluppato attraverso un programma di tutela delle 4V, i quattro pilastri Vite, Verde, Vino e Vita. ‘Il Tempo della Vite’ sarà un parco vitato di 10.000 metri quadri strutturato in due aree: una storica e una che guarda al futuro. La prima rappresenterà l’evoluzione delle forme di allevamento nella storia della viticoltura, dalla vite strisciante fino ad arrivare alla forma tipica dell’alto Veneto, la bellussera, e al moderno guyot. La parte tecnologica invece metterà in evidenza le tecniche agronomiche all’avanguardia per una produzione sempre più sostenibile per l’ambiente.

A conclusione del percorso ci sarà una galleria che permetterà di esplorare il mondo sotterraneo per capire e comprendere l’importanza del suolo, della microflora e della microfauna in esso presente. Al suo interno verranno creati dei punti d’osservazione sperimentali sulla vite così da poter osservare la risposta della pianta agli stimoli naturali quali luce e umidità. Questo vigneto didattico racconterà al grande pubblico l’essenza del legame tra il vino e il suo territorio attraverso un viaggio che vede come protagonisti la vite, la sua coltivazione, l’uva con le sue caratteristiche variegate e da ultimo il vignaiolo. Quest’ultimo, attraverso il sapiente lavoro di cura e selezione riesce a tradurre questo legame in un vino con caratteri identitari unici e spesso irripetibili. Il parco sarà aperto a tutti i visitatori della cantina ma anche agli studenti, da quelli delle scuole primarie fino a quelli dell’Università.

Grazie al coinvolgimento di uno studio di architettura e di una paesaggista, elementi naturali e antropologici verranno messi a sistema per poter garantire al fruitore un’esperienza unica che coinvolge insieme i sensi con colori, profumi e suoni diversi. Dei tracciati che tagliano i vigneti permetteranno di raggiungere i vari spazi evento attraversando elementi naturali sempre diversi che verranno valorizzati attraverso delle azioni di rinaturalizzazione di alcune zone. Il vigneto verrà visto sotto un profilo di sostenibilità declinata sotto diversi ambiti, capaci di trasferire emozioni di piacevolezza e armonia, valorizzando la qualità tramite il bello.

Fonte: Adnkronos