di Giuseppe Gallo
In Italia i comuni classificati come turistici, a vario titolo (per la loro vocazione culturale, storica, paesaggistica, marittima o montana) sono la stragrande maggioranza: 6.222 su 7.926, vale a dire il 79% del totale. Dall’elaborazione del Centro studi enti locali sulla base dei dati Istat (2019), realizzata per l’Adnkronos, emerge che la dislocazione sul territorio sia ”molto disomogenea”. Sono 1.704 i comuni che l’Istituto nazionale di statistica ha bollato come ‘non turistici’. Si tratta di territori in cui non sono presenti strutture ricettive e/o dove i flussi turistici risultano assenti.
La classificazione in questione, spiega il Csel, non ha carattere meramente informativo. Infatti è stata effettuata in applicazione di una norma contenuta nel decreto legge rilancio, che aveva affidato all’Istat il compito di classificare le attività economiche con riferimento alle aree ad alta densità turistica, al fine di evidenziarne il nesso turistico territoriale e consentire l’accesso a misure di sostegno mirate in favore delle imprese dei settori del commercio, della ristorazione e delle strutture ricettive colpite dalla prolungata riduzione dei flussi di turisti.
Dai risultati, spiega il Centro studi, dipenderà dunque la possibilità o meno di accedere ad alcune agevolazioni pensate per aiutare gli operatori del comparto turistico a risollevarsi dalle pesanti penalizzazioni che sono state indotte dalle restrizioni imposte per contenere i contagi da Covid 19.