di Giuseppe Gallo
Nel 2020, in piena pandemia covid, la Dop economy ha tenuto raggiungendo 16,6 miliardi di valore alla produzione con una perdita del 2%. Un valore quello dei prodotti Dop e Igp che rappresenta il 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano e, una fetta importante delle esportazioni nazionali di settore con 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20%. Sono questi i principali dati che emergono dal XIX Rapporto Ismea-Qualivita, presentato oggi al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Un risultato che conferma il ruolo esercitato nei territori, grazie al lavoro svolto da 200 mila operatori e 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino.
De da una parte si interrompe il trend di crescita del settore, ininterrotto negli ultimi dieci anni, dall’altra in un passaggio di difficoltà straordinaria si conferma la capacità di tenuta di un sistema di qualità diffuso in tutto il territorio nazionale. Il comparto agroalimentare Dop Igp vale 7,3 miliardi di euro alla produzione e il vitivinicolo imbottigliato raggiunge 9,3 miliardi di euro.
Il valore complessivo dell’export è frutto anche di un andamento diverso fra i due comparti, con il cibo che con 3,92 miliardi di euro registra un incremento del valore esportato del +1,6% e il vino che con 5,57 miliardi di euro mostra un calo del -1,3%.
L’Italia conferma il primato mondiale per numero di prodotti agroalimentari certificati con 841 Dop, Igp ed Stg su un totale di 3.249 denominazioni nel mondo, delle quali 3.043 registrati nei Paesi europei a cui si aggiungono le 206 produzioni Dop Igp Stg riconosciute in 15 Paesi extra comunitari, compreso il Regno Unito, al 31 dicembre 2021. Nel 2021 sono state registrate 43 nuove Ig nel mondo, di cui 39 in 15 Paesi europei e 4 in Paesi extra-Ue. L’Italia conta 3 nuove registrazioni nel comparto Cibo: Pistacchio di Raffadali Dop, Pesca di Delia Igp e Olio di Roma Ig.
Fonte: Adnkronos