di Erica Casale
La Via Lattea, la galassia a cui appartiene il nostro sistema solare, è più vecchia di quanto si pensasse, con un’area – nota come ‘disco spesso’ – nata 13 miliardi di anni fa, circa 2 miliardi di anni prima del previsto e solo 0,8 miliardi di anni dopo il Big Bang. La scoperta è stata possibile utilizzando i dati della missione Gaia dell’Esa, un’ambiziosa missione nata per tracciare una mappa tridimensionale della nostra Galassia. Questo sorprendente r isultato arriva grazie ad un’analisi eseguita da Maosheng Xiang e Hans-Walter Rix, del Max-Planck Institute for Astronomy di Heidelberg, in Germania. Gli scienziati hanno raccolto i dati sulla luminosità e sulla posizione dal set di dati Early Data Release 3 (Edr3) di Gaia e li hanno combinati con le misurazioni della composizione chimica delle stelle. Grazie ai dati del telescopio spettroscopico in fibra multioggetto, chiamato Lamost, gli scienziati hanno analizzato circa 250.000 stelle per ricavarne la loro età.
Gli scienziati hanno scelto di guardare le stelle sub giganti perché in queste stelle, l’Esa spiega che l’energia ha smesso di essere generata nel nucleo e si è spostata in un guscio attorno al nucleo e siccome la fase subgigante è una fase evolutiva relativamente breve nella vita di una stella, consente di determinarne l’età con grande precisione, ma è comunque un calcolo complicato. L’età di una stella è uno dei parametri più difficili da determinare, non può essere misurato direttamente, ma deve essere dedotto confrontando le caratteristiche di una stella con modelli computerizzati dell’evoluzione stellare. I dati sulla composizione aiutano in questo calcolo.
L’Universo è nato con quasi esclusivamente idrogeno ed elio, gli altri elementi chimici, conosciuti dagli astronomi universalmente come metalli, sono prodotti all’interno delle stelle ed esplosi nello spazio alla fine della vita di una stella, da lì possono essere incorporati nella prossima generazione di stelle. Quindi, le stelle più vecchie hanno meno metalli e si dice che abbiano una metallicità inferiore. I dati Lamost danno la metallicità e insieme la luminosità e la metallicità, consentono agli astronomi di dedurre l’età della stella grazie a modelli computerizzati. Prima di Gaia, gli astronomi lavoravano regolarmente con incertezze del 20-40 percento, il che poteva far sì che le età determinate fossero imprecise di un miliardo di anni o più.
Fonte: Adnkronos