di Giulio Oppi
Sei donne su 10, a causa dell’emergenza sanitaria, hanno subito una riorganizzazione strutturale prolungata della propria attività lavorativa. Il Covid-19 ha impattato sul mondo del lavoro femminile in termini di smart working (32 per cento), riduzione orario lavorativo (19 per cento), cassa integrazione (16 per cento), sospensione dell’attività (14 per cento) e passaggio al part-time (10 per cento).
Seppure solo il 5 per cento delle donne intervistate è rimasto senza lavoro, sono le più giovani e che vivono al Sud Italia ad essere state maggiormente colpite insieme a coloro che non erano tutelate da un contratto di lavoro a tempo indeterminato: donne attive nei settori di turismo, ristorazione e sport. Circa il 40 per cento delle intervistate riferisce di aver subito difficoltà economiche importanti.
A indagare sull’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla vita lavorativa, sulla salute fisica e psichica e sull’utilizzo della tecnologia nella popolazione femminile è Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, in collaborazione con Didael KTS attraverso un’indagine condotta dall’Istituto di ricerca Elma Research svolta su un campione di 609 donne con un’età media di 39 anni, distribuito equamente su tutto il territorio nazionale.
Disturbi del sonno, tristezza e pianto, pensieri negativi, bassa autostima e apatia, sono alcuni dei sintomi che hanno accompagnato le donne durante il periodo di emergenza sanitaria, soprattutto coloro che hanno sofferto di difficoltà economiche importanti, tanto che quasi 9 su 10 hanno sofferto di almeno un disturbo psichico per un periodo prolungato.
Secondo alcune recenti indagini conoscitive, lo smart working provoca nel 48 per cento dei casi l’aumento di 1 ora di lavoro al giorno, nel 35 per cento dei casi un’ansia da timore di perdita del lavoro in alcuni settori professionali maggiormente colpiti dalla pandemia. Le conseguenze psichiche sono pesanti, si parla di ‘workalcohol’, ‘technostress’, sindrome da ‘pigiama’. Le donne sono più esposte e cronicamente sotto pressione a causa dell’incremento del multitasking.
Infine, un aspetto positivo: dall’indagine è emerso che l’emergenza sanitaria ha insegnato un nuovo modo di lavorare e che la tecnologia si è rivelata un’ottima alleata nella gestione della propria salute: il 50 per cento ha riferito di aver imparato ad usare nuove tecnologie e strumenti di lavoro e il 100 per cento delle donne ha utilizzato almeno un App o servizio a supporto della salute come per prenotazione e ritiro di esiti di esami.
Fonte AGI