di Elisabetta Farini
Oltre 50 appuntamenti in quattro regioni – Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto – con l’intento di rimuovere più di 50mila chili di rifiuti, in particolare in plastica, dal fiume Po e dalle sue sponde. È la sfida lanciata dall’associazione Plastic Free Onlus che, in collaborazione con aziende attente alla salvaguardia dell’ambiente, con le università di Piemonte Orientale, Pavia, Padova, Cattolica del Sacro Cuore e le Regioni interessate, porta avanti l’iniziativa “Un Po prima del mare“.
Il bacino idrografico del fiume Po e dei suoi affluenti corrisponde a un’area molto estesa, industrialmente avanzata, in cui vivono 20 milioni di cittadini consumatori. Ogni anno ciascuno di noi produce circa 460 chili di rifiuti e il fiume Po riversa questa stessa quantità in una sola ora nel mare Adriatico, sotto forma di microplastiche. Senza contare gli altri rifiuti di ogni genere, spesso abbandonati abusivamente nelle vicinanze del fiume e trasportati dalle piene. Un inquinamento sempre più pericoloso che impatta quotidianamente sull’intero ecosistema, in particolare quello marino, e di conseguenza sull’uomo.
Il tema dei rifiuti che dai fiumi finiscono in mare è una vera e propria emergenza sia dal punto di vista ambientale che della salute. Il tema sarà uno dei capisaldi del nuovo Piano regionale dei rifiuti, che si prevede di approvare entro la fine di quest’anno e che definirà gli obiettivi da raggiungere entro il 2026 per la loro gestione.
Viviamo in un’epoca in cui gli scenari cambiano velocemente, con uno sfondo di emergenza ambientale costante. Il rimedio è l’evoluzione verso un’economica circolare sana, che veda da una parte comportamenti responsabili dei cittadini e dall’altra il contributo delle aziende che mettono in campo soluzioni e tecnologia sostenibili.
Fonte AGI