Catania ha celebrato Raffaello Sanzio con un viale centrale, un vasto piazzale dal quale si possono vedere l’Etna ed il mare dalla ruota panoramica, e anche un parcheggio limitrofo. Toponomastica che rientra nel vissuto quotidiano dei catanesi.
Con l’esposizione dell’arazzo di Raffaello “Ananias et Saphira” della collezione Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona continua l’itinerario dell'”Anno Sanzio” iniziato nel 2020 alla Calcografia Nazionale di Roma, nel palazzo di Fontana di Trevi in parallelo all’esposizione della serie completa degli arazzi di Raffaello nella Cappella Sistina dopo 400 anni. Gli arazzi, a completamento del messaggio teologico e visivo della sistina, furono realizzati dal cardinale Luigi d’Aragona tra il 1515 e il 1519 il cui nome è legato alla famiglia che ha fatto di Catania la capitale della Sicilia e del castello Ursino la sede regale.
Alfonso d’Aragona il Magnanimo, bisnonno del cardinale, fece del castello Ursino sede del Parlamento siciliano e nel1434 qui firmò la fondazione dell’Università degli Studi di Catania, la più antica della Sicilia
Il Castello Ursino con i d’Aragona è stato al centro della storia e vita politica della Sicilia e del Mediterraneo dall’epoca dei Vespri contro i francesi che stavano riducendo in miseria il paese, sfruttandolo e chiudendone i porti. Nel museo del castello se ne conserva la memoria con il dipinto di Michele Rapisardi che raffigura l’idea di libertà e indipendenza nate con la rivolta.
Le memorie di quel periodo glorioso e di forti ideali sono anche nella Cattedrale di Catania, pantheon aragonese con sei sepolture nella cappella della Madonna del Rosario in sarcofagi di epoca romana (re Federico III d’Aragona, suo figlio Giovanni, suo nipote Ludovico, la pronipote Maria, regina di Sicilia, e del figlio di quest’ultima, Federico. La regina Costanza d’Aragona, figlia di Pietro IV re d’Aragona sposa di Federico IV il semplice, re di Sicilia).
In questo scenario storico si inquadra la figura del cardinale umanista autore degli arazzi di Raffaello, Luigi d’Aragona mecenate protagonista delle grandi committenze papali, vicinissimo e consigliere di Giulio II della Rovere, abitava nel palazzo della Rovere nei pressi di San Pietro, con i soffitti del Pinturicchio, proprio vicino la casa d Raffaello (demolita nel 1873) con il quale interagiva nei progetti artistici vaticani. Il viaggio del cardinale nelle Fiandre è documentato nel diario del suo segretario de Beatis che descrive tutto minuziosamente dall’incontro con i re, Francesco I di Francia e Carlo V d’ Austria e Spagna, con gli artisti e la sua capacità d’individuare i migliori dagli esecutori degli arazzi, In Austria gli scultori delle statue per la futura tomba dell’ Imperatore Massimiliano, Van Eyck, ed è l’unico ada apprezzare un quadro di Hieronymus Bosch .. “Luigi d’ Aragona sa sempre dove andare”. L’incontro del 10 e 11 ottobre 1517 nel castello di Amboise con Leonardo potrebbe svelare l’identità della Gioconda. Leonardo mostra al cardinale tre dipinti: San Giovanni Battista”, San Anna con in grembo la Madonna e Gesù ed un ritratto femminile riferendo che gli è stato commissionato da Giuliano de’ Medici. Se il ritratto mostrato era la Gioconda potrebbe quindi essere Pacifica Brandani dalla quale Giuliano ebbe il figlio Ippolito. L’altra ipotesi che la Gioconda potrebbe essere Isabella d’Aragona duchessa di Milano vicinissima a Leonardo. Nel 1501 il cardinale è a Parigi con il congiunto Federico I re spodestato di Napoli, che, il 3 luglio 1500, aveva aggregato alla casa reale il casato dei Ruggi, con privilegio di consanguineità, nome e armi. I Ruggi d’Aragona, proprietari dell’arazzo, da sempre si sono distinti per la grande tradizione filantropica che ha generato una straordinaria organizzazione ospedaliera che ancora oggi costituisce uno dei più grandi plessi d’Italia. Precursori nell’approccio olistico hanno introdotto da subito l’Arte nelle corsie e l’Arteterapia che ne accompagnano la degenza con gli effetti oggi confermati dalle neuroscienze. ll connubio arte e sanità è proprio di tradizione aragonese ciciliana, già nel 1446 Alfonso il Magnanimo trasformò palazzo Sclafani a Palermo in ospedale facendolo affrescare per l’occasione. Al monumentale ciclo apparteneva il Trionfo della Morte, oggi a palazzo Abatellis, espressione di una cultura avveniristica, cosmopolita catalana e fiamminga come l’arazzo.
Altri protagonisti del primo rinascimento catanese si ricollegano a Raffello. Giovanna d’Aragona (1502-1575), madre del vicere di Sicilia Marcantonio Colonna, modello di bellezza nel trattato De pulchro et amore del filosofo Agostino Nifo fu ritratta da Raffaello. Il celebre dipinto su tavola, in periodo napoleonico a Parigi fu traslato su tela oggi al Louvre.
Raffaello ha influenzato la pittura siciliana del Rinascimento. L’iconografia di questo arazzo rappresenta S. Pietro e S. Paolo, le cui sembianze derivano da Platone e Aristotele dall’affresco della “Scuola di Atene” (1509-11) nella stanza della Segnatura. Pietro è pontefice che guida le prime comunità cristiane nelle quali vigeva la condivisione dei beni e la condivisione dei frutti. Anania vendette un podere trattenendo parte del ricavato contro l’idealità comunionale (Gerusalemme 35/40 d.C., presso il portico di Salomone). Quest’opera differenzia sensibilmente nelle misure e composizione con quello leonino ma è nella bordura la sua caratterizzazione. Una codificazione interpretativa e simbolica esplicita ed implicita, attraverso le figure della Carithas, Obedientia, Benedictio, Victoria, Raptus, Famine, Luxus, con assonanze, riferimenti ed itinerari etico, teologico e ascetico.
Nel corso di restauri questo arazzo ha perso le sigle della bordura o altri riferimenti utili alla sua attribuzione manufatturiera, ne sono ad oggi noti gli altri esemplari di questa serie. Sono così state avanzate dagli studiosi diverse ipotesi:
- Anna Maria de Strobel e Cecilia Mazzetti attribuiscono l’arazzo a manifattura di Heinrich Mattens;
- Florence Patrizi e Guy Delmarcel lo attribuiscono a manifattura di Bruxelles;
- Nello Forti Grassini ritiene che è parte della serie (con uguale bordura) alla quale fanno capo gli “Atti degli Apostoli” nella Cattedrale di Tolosa, questi ultimi, propongono le stesse figurazioni presenti in un altro gruppo di “Atti degli Apostoli” conservato a San Francisco, nel quale compaiono le marche di un arazziere con le iniziali “ISTA”, che era un arazziere di Oudenaarde. Credo perciò che anche gli arazzi di Tolosa e il suo siano stati tessuti a Oudenaarde dall’arazziere “ISTA”, probabilmente verso il 1580-1600.
A corredo dell’arazzo una incisione del francese Nicolas Dorigny (1658-1746) realizzata su incarico della regina Anna d’Inghilterra ad acquaforte e bulino (1711) per celebrare la collocazione dei cartoni, acquistati da mercanti genovesi, ad Hampton Court.
La grafica era voluta da Raffaello proprio con la consapevolezza di diffondere le sue idee, l’autografia del pensiero pertanto ne favorì la riproduzione e diffusione dell’immagine a mezzo stampa delle sue invenzioni. Forme classiche e fantastiche ispirate all’antico ma modernissime che avviarono un processo produttivo di riproduzione di grande fortuna visiva in un circolo vorticoso di rimandi tra disegno, pittura e incisione e un’ampia serie di prodotti delle cosiddette arti applicate o, come le definiva Giorgio Vasari, “arti congeneri”. Emerge un Raffello grande anche nell’innovazione della comunicazione.