di Giulio Oppi
Tre gli investimenti da spingere nel Recovery Plan per rilanciare la mobilita’ sostenibile: (1) recuperare i ritardi infrastrutturali nelle aree metropolitane; (2) elettrificare le linee ferroviarie al Sud e potenziare le linee nazionali secondarie; (3) completare il rinnovo e il potenziamento del parco circolante.
Riguardo alle infrastrutture, la novità è che oggi le città dispongono di Piani Urbani della Mobilita’ Sostenibile (i PUMS), che alcuni interventi sono stati programmati, altri in parte finanziati. Ora serve dare certezze a questa prospettiva e arrivare a realizzare i progetti prioritari riguardanti 146 km di linee metropolitane, 367 di tranvie e 70 di linee ferroviarie suburbane, da integrare fortemente con trasporto su gomma, sharing mobility e corsie ciclabili.
Riguardo alle linee ferroviarie, la situazione appare quanto mai urgente in regioni come Sicilia e Sardegna, dove muoversi da una città all’altra può portare a viaggi di ore e a numerosi cambi obbligati anche per poche decine di km. Investire su queste linee ferroviarie serve a rendere il treno competitivo nei confronti del trasporto su gomma, a migliorare i sistemi di sicurezza e ad aumentare la velocità.
Per potenziare il servizio sulle linee ferroviarie si può stimare un fabbisogno aggiuntivo al 2030 rispetto agli investimenti già previsti di almeno 650 treni regionali, 180 treni metropolitani e 320 tram, per una spesa di circa 5 miliardi di euro da spalmare in dieci anni.
Lo scenario proposto al 2030 prevede complessivamente investimenti pari a 13 miliardi di euro per gli interventi sulle linee nazionali e regionali e di 13,7 miliardi per quelli nelle città, oltre ai 5 miliardi per il rinnovo del parco circolante. Un quadro di investimenti che in dieci anni, tra Next Generation UE, fondi strutturali, investimenti nazionali e regionali e’ assolutamente alla portata di un Paese come l’Italia.